Le tre cappelle: S.
Michele, S. Giovanni e S. Salvatore forse espletavano,
oltre alle funzioni religiose, il compito di vigilare sui punti di
accesso all'area di Corte; nella società longobarda infatti anche i
religiosi avevano generalmente obblighi di vigilanza civica. L'area
palaziale è oggi definita dal Corso Gran Priorato, dalle vie dei
Principi Longobardi e di S. Michele e dal vicolo di S. Giovanni a
Corte.
S.
Michele a Corte
Vico S. Michele
La cappella di S. Michele a Corte insiste sul lato orientale
dell’area palaziale dei Principi longobardi e, insieme alle cappelle
di S. Salvatore e di S. Giovanni, ne delimita l’antico perimetro
oggi definito dal Corso Gran Priorato di Malta, dalle vie dei Principi
Longobardie di S.
Michele e dal vicolo di S. Giovanni a Corte. Tutto il piano di
calpestio della chiesa è rialzato e si collega con il livello
stradale madiante una rampa di scale che probabilmente non era
l’unica via di accesso. Al limite settentronialedella facciata, infatti, un cavalcavia unisce la chiesa, se
non al palazzao, all’area di corte. La parte basamentale di tale
valico presenta elementi di riutilizzo di età romana.
L’architettura della chiesa risente di forti influenze bizantine
specialmente nell’articolazione complessiva dello spazio interno.
Attraverso un triportico, oggi tompagnato, ci si immette in una
semplice aula, forse il primitivo nartece, e quindi nell’unica
navata della chiesa. Qui lo spazio si sviluppa in modo significativo
nella zona terminale caratterizzata da un secondo triportico, con
archi di diversa grandezza, che immette nel presbiterio sopraelevato.
Due scalette laterali, ripristinate verso la fine del XIX sec.,
conducono alla cripta semiterrata, adibita sin dalla fondazione a
camera sepolcrale. Qui lo spazio è articolato intorno ad una colonna
centrale di spoglio, in granito, che ha il capitello a forma di
pulvino con motivi floreali altomedievali. Sulle pareti della cripta
sono presenti tracce degli affreschi scoperti del Salazaro nel 1871 e
risalenti al IX-X sec. Il bema termina con un’abside rivolta ad
oriente: lo spazio appare tripartito dagli archi i quali sorreggono un
tamburo quadrato molto alto che culmina in una piccola cupola
ribassata. Nel XIV sec. La chiesa era dotata anche di una canonica e
di un orticello annesso. La canonica potrebbe corrispondere ai resti
di strutture coeve, tra cui una monofora tompagnata, che si trovano
sulla sinistra del sagrato.
S.
Giovanni a Corte
Vico S. Giovanni (presso Via Principi
Longobardi)
La
fondazione della chiesa, dedicata a San Giovanni Battista, pare voluta
dalla regina Teodolinda, risale al IX secolo, come si desume dal
capitello, conservato nella sacrestia. L’impianto originario della
chiesa doveva essere a navata unica absidata, preceduta da un nartece
a tre fornici. L’edificio ha subito nel corso dei secoli molti
rimaneggiamenti per cui è difficile leggere le sue stratificazioni.
Anche l’ingresso pare sia diverso rispetto a quello originale. Il
presbiterioattuale
sarebbe stato ricavato dal nartece; quest’ultimo sarebbe stato
integrato nella navata unica.Attualmente
la chiesa ha veste settecentesca (metà secolo XVIII), ed è stata
ristrutturata recentemente. La facciata ha un ordine composito gigante
di quattro lesene, su di un alto basamento, che sorreggono un timpano
acuto al di sotto del quale si apre un finestrone.Il
portale è privo di ornie ed ha al di sopra un affresco con San
Giovanni in una cornice quadribolata.Nell’interno
ci è l’abside con l’altaremaggiore
in marmo bardiglio e la parete sinistra presenta delle finte finestre.
Nella cripta vi sono affreschi alto medievali. In essa furono trovati
elementi sculturali di arte longobarde oggi conservati nel Museo
Campano (frammenti di una transenna con leoni affrontati sec. XI e la
scena di un rito sacro sec. XI). La sacrestia presenta quattro volte a
crociera convergenti sulla colonna centrale sormontata dal capitello
di età longobarda.
S.
Salvatore a Corte
Via Principi Longobardi
La cappella fu fondata nel 960 dalla principessa longobarda Adelgrima, il cui sarcofago fu sepolto nella chiesa e poi trasferito
nel Duomo. La facciata è caratterizzata dalla trifora di ingresso che
costituiva l’atrio della chiesa protoromanica. In origine la
facciata era preceduta da un portico. Oggi, a causa delle varie
stratificazioni succedenti nel corso dei secoli, la chiesa si trova al
di sotto del livello stradale di circa un metro. Alla chiesa è
annesso un campanile romantico realizzato nel XIII Sul campanile si
aprono due ordini di bifore, la cui configurazione precorre le forme
durazzesche presenti in numerosi portali a Capua. Ad esso è
affiancato il supportico del Salvatore. La chiesa ha chiare influenze
longobarde databili intorno alla seconda metà del X secolo ed
evidenti soprattutto nei capitelli del nartece e delle colonne
semincassate nei muri laterali. Essi presentano la sostituzione di
flgie di palma a quelle di acanto, come per i capitelli del nartece di
S. Michele a Corte; sono caratterizzati da un intaglio geometrico
espresso anche in altri dettagli architettonici presenti nella chiesa
o nel parametro della facciata costituito da blocchi lapidei
regolarmente disposti. L’edificio religioso, restaurato nel 1934 e
nel 1990, ha un impianto basilare a tre navate divise da colonne. La
copertura è a tetto, con archi a tutto sesto, sostenuti da colonne di
spoglio sormontate da capitelli corinzi con intaglio a folgiamo. Forse
originariamente la chiesa era munita di una copertura più bassa. E’
ipotizzabile che l’impianto originario fu ampliato in epoca sveva,
ciò si deduce dalle trasformazioni visibili, ad esempio, nei pilastri
addossati alle colonne, sui quali restano lacerti di affreschi (XI-XII
sec.) raffigurati alcuni santi dalla figura allungata, tipica della
pittura di impronto gotica.